Archivio della Società romana di storia patria vol. 146 (2023) in formato E-BOOK

40,00

INDICE

sezione tematica: l’apostolo di roma. studi su san filippo neri

Tommaso di Carpegna Falconieri, Presentazione

Programma

Miguel Gotor, Edoardo Aldo Cerrato, Saluti

Paolo Vian, La canonizzazione di san Filippo Neri: fasi, promotori,ostacoli

Martine Boiteux, Cérémonies romaines pour la canonization de 1622

Massimiliano Ghilardi, «Portava et teneva addosso le reliquie di diversi santi». San Filippo Neri e le reliquie

Simone Raponi, La tradizione della storiografia oratoriana. Tra passato e futuro

Arnaldo Morelli, Pulsata quantis vocibus basilica personat sacra. Musica per san Filippo Neri a Santa Maria in Vallicella dal transito alla canonizzazione

Maria Teresa Bonadonna Russo †, Oratorio e Congregazione fino al 1870

Paola Pavan, La Biblioteca Vallicelliana alla Chiesa Nuova: storia di un salvataggio

sezione miscellanea

Andrea Donati, Tiziano e Paolo III nel 1543. Il primo viaggio alla corte Farnese e le sue ripercussioni artistiche

Carla Benocci, Gli ebrei nel borgo di Farfa secondo i documenti dell’abbazia benedettina nell’Archivio di Stato di Roma (secoli XVI-XIX)

Il Medioevo degli alberi di Alfio Cortonesi. Interventi di Maria Teresa Caciorgna, Luciano Palermo e Susanna Passigli

Periodici pervenuti alla Società, a cura di Francesca Pardini

Pubblicazioni pervenute alla Società, a cura di Francesca Pardini

Atti della Società. Consiglio Direttivo (12 gennaio, 9 marzo, 29 marzo, 13 aprile, 14 giugno,12 ottobre 2023); Assemblea dei Soci (12 gennaio, 13 aprile 2023)

Cariche sociali

Summaries

 

Paolo Vian

La canonizzazione di san Filippo Neri: fasi, promotori, ostacoli

Dichiarato santo da Gregorio XV il 12 marzo 1622, Filippo Neri fu canonizzato con inconsueta rapidità, a poco più di venticinque anni dalla morte (26 maggio 1595). Il contributo segue le diverse fasi di un cammino non lineare, segnato anche da contrasti e difficoltà, nell’incrocio fra spinte dal basso della pietà dei fedeli e motivazioni della grande politica. La canonizzazione di Filippo viene inserita nella simultanea considerazione di quattro fenomeni storici, fra loro connessi: la nascita di un culto spontaneo di Filippo fra i suoi discepoli e fedeli; l’elaborazione di una memoria del fondatore da parte della Congregazione che da lui aveva avuto origine; lo sviluppo della Congregazione oratoriana; la stabilizzazione di una «politica della santità» della Chiesa romana, con particolari procedure e norme, dopo il Concilio di Trento. Alla canonizzazione di Filippo contribuì, con incidenza diversa, una pluralità di attori, con differenti motivazioni, partendo però dalla singolare eccezionalità del protagonista, percepita subito da quanti lo incontrarono e vissero con lui.

The canonization of St. Philip Neri: stages, promoters, obstacles

Declared a saint by Gregory XV on 12 March 1622, Philip Neri was canonized with unusual rapidity, just over twenty-five years after his death (26 May 1595). This contribution follows the different phases of a non-linear path, marked by contrasts and difficulties, that navigated between bottom-up pressures exerted by the piety of the faithful and the top-down forces of high-level politics. The canonization of Philip Neri is examined through the simultaneous consideration of four interconnected historical phenomena: the spontaneous emergence of a cult of Philip Neri among his disciples and devotees; the elaboration of a memory of their founder by the Congregation that he had established; the development of the Oratorian Congregation; and the stabilization within the Roman Church, following the Council of Trent, of a “politics of sanctity” that entailed particular procedures and norms. A plurality of actors contributed to the canonization of Philip Neri, to different degrees and with different motivations, all starting, however, from the protagonists’ singular exceptionality, immediately perceived by those who met him and lived with him.

 

Martine Boiteux

Cerimonie romane per la canonizzazione del 1622

Il 12 marzo 1622 sono canonizzati cinque santi nella basilica di San Pietro dal papa Gregorio XV Ludovisi: Isidoro l’Agricoltore, Ignazio di Loyola, Francesco Saverio, Teresa d’Avila e Filippo Neri, fiorentino vivente a Roma dove era molto popolare. La cerimonia concretizza la canonizzazione che celebra la gloria divina e sua bellezza trascendente in un omaggio a Dio e al papa. Il rituale è uno spettacolo al servizio della politica e della diplomazia sulla scena europea di Roma che mostra una Chiesa militante contro il protestantesimo rendendo visibile la santità. L’apparato grandioso del teatro costruito da Paolo Guidotti nel coro della basilica è alla gloria di Isidoro, patrono di Madrid, e pagato in gran parte dagli spagnoli. Gli altri beati si aggiungono dopo un importante negoziazione politica tra il papa, il re di Spagna, il re di Francia e le duchesse fiorentine. La città è coinvolta con la cerimonia del ritorno degli stendardi nelle diverse chiese dei nuovi santi. La festa per san Filippo Neri alla Chiesa Nuova è documentata da un quadro di Andrea Sacchi. Il linguaggio rituale e figurativo è molto efficace e suscita uno sviluppo degli Oratoriani.

Roman ceremonies for the canonization of 1622

On March 12, 1622, five saints were canonized in St. Peter’s Basilica by Pope Gregory XV Ludovisi: Isidore the Farmer, Ignatius of Loyola, Francis Xavier, Teresa of Avila and Philip Neri, a Florentine living in Rome where he was very popular. The ceremony concretized the process of canonization in an event that celebrated divine glory and transcendent beauty in a tribute to God and the pope. The ritual was a spectacle in the service of politics and diplomacy on the European stage of Rome, that showed a Church militant against Protestantism by rendering holiness visible. The grandiose theatrical apparatus built by Paolo Guidotti in the basilica’s choir was to the glory of Isidore, patron saint of Madrid, and paid for largely by the Spanish. The other blessed individuals were added only after important political negotiations between the Pope, the king of Spain, the king of France and the Florentine duchesses. The city was involved by means of the ceremony of the return of banners to the various churches of the new saints. The celebration for St. Philip Neri in the Chiesa Nuova is documented by a painting by Andrea Sacchi. The ritual and figurative language proved highly effective and led to the development of the Oratorians.

 

Massimiliano Ghilardi

«Portava et teneva addosso le reliquie di diversi santi». San Filippo Neri e le reliquie

Nei primi giorni dell’anno 1590, nel corso di lavori di risistemazione dell’antica diaconia di Sant’Adriano nel Foro Romano, il cardinale milanese Agostino Cusani, molto vicino all’ambiente oratoriano, ebbe la fortuna di rinvenire in un antico reliquiario un cospicuo numero di corpi di santi dei tempi del primitivo cristianesimo romano. Due di tali corpi, quelli dei martiri soldati Papia e Mauro, noti dalla passio Marcelli e un tempo sepolti nel Coemeterium Maius della via Nomentana, per volontà di Cusani e con il consenso di Sisto V vennero destinati in dono alla Congregazione dell’Oratorio, suscitando un irrefrenabile entusiasmo in Filippo Neri. Il contributo, nel ripercorrere tale episodio alla luce delle testimonianze del tempo, cerca di analizzare il rapporto tra il santo fiorentino e il mondo delle reliquie.

“He carried and kept on him the relics of various saints.” St. Philip Neri and relics

Near the beginning of the year 1590, in the course of renovations to the ancient church of Sant’Adriano in the Roman Forum, the Milanese Cardinal Agostino Cusani, who was very close to the Oratorians, had the good fortune to discover a large number of bodies of saints from the earliest days of Roman Christianity in an ancient reliquary. At the behest of Cusani and with the consent of Sixtus V, two of these bodies, those of the martyred soldiers Papia and Maurus, known from the passio Marcelli and once buried in the Coemeterium Maius of the Via Nomentana, were destined as gifts to the Congregation of the Oratory, arousing irrepressible enthusiasm in Philip Neri. In retracing this episode in the light of contemporary sources, the contribution attempts to analyze the relationship between the Florentine saint and the world of relics.

 

Simone Raponi

La tradizione della storiografia oratoriana. Tra passato e futuro

Il saggio intende analizzare sul lungo periodo la tradizione storiografica oratoriana, sviluppatasi a partire dall’intuizione originaria di Filippo Neri circa il ruolo della storia ai fini dell’evangelizzazione. Prendendo le mosse dal riconoscimento della storia quale elemento qualificante dell’apostolato oratoriano da parte di John Henry Newman, si rintraccia nella finalità edificante e nell’idea dell’Historia magistra sanctitatis l’anima profonda dell’ininterrotta attività storiografica degli Oratoriani. Si tratta, pertanto, di una vocazione culturale che dal ponderoso lavoro di Cesare Baronio ispira, pur nello sviluppo della metodologia storica, i suoi epigoni fino all’età contemporanea. In tal senso, l’impegno storiografico, appartenendo al carisma stesso dell’Istituto, si presenta come una missione inderogabile che gli Oratoriani sono chiamati nel presente e nel futuro a non disattendere.

The tradition of Oratorian historiography. Between past and future

The essay’s goal is to analyze over the long term the Oratorian historiographical tradition, which was born from the original intuition of Philip Neri regarding the role of history for purposes of evan- gelization. Taking its cue from John Henry Newman’s recognition of history as a distinctive element of the Oratorian apostolate, the contribution traces the profound soul of the uninterrupted historiographical activity of the Oratorians back to this edificatory intent and to the idea of Historia magistra sanctitatis. Historiography is, therefore, a cultural vocation that, moving forward from the massive works of Cesare Baronio and through the development of historical methodologies, continues to inspire its practitioners up to the present day. In this sense, the historiographical commitment can be understood as belonging to the very charism of the Institute, an imperative mission that the Oratorians are called to observe, in the present and into the future.

 

Arnaldo Morelli

Pulsata quantis vocibus basilica personat sacra. Musica per san Filippo Neri a S. Maria in Vallicella dal transito alla canonizzazione

Il percorso che avrebbe portato al riconoscimento della santità di Filippo Neri ebbe di fatto inizio nel momento stesso della sua morte il 26 maggio 1595. Nell’arco di ventisette anni, gli Oratoriani dovettero mantenere vivi i diffusi sentimenti di venerazione verso il fondatore della loro congregazione, cercando, nel contempo, di non forzare la volontà dei pontefici. Il saggio affronta il ruolo non marginale giocato dalla musica nel percorso che avrebbe condotto Filippo Neri prima alla beatificazione e poi alla canonizzazione: dalle semplici musiche eseguite nella camera del santo, a quelle grandiose, a più cori, eseguite nella chiesa di S. Maria in Vallicella in occasione della ricorrenza della morte di Filippo Neri. Il saggio presenta, infine, un mottetto di Gregorio Allegri in onore di Filippo Neri, che, per quanto se ne sappia, sembra essere il primo composto specificamente in lode del santo.

Pulsata quantis vocibus basilica personat sacra. Music for St. Philip Neri at St. Mary in Vallicella from death to canonization

The process that would lead to the recognition of the sanctity of Philip Neri began at the very moment of his death on 26 May 1595. Across a space of twenty-seven years the Oratorians had to keep alive the widespread feelings of veneration towards the founder of their congregation, while at the same time striving not to force the hand of the papacy. The essay examines the non-secondary role of music in the trajectory that would lead Philip Neri first to beatification and then to canonization: from the simple music sung in the chamber of the saint, to the impressive polychoral music performed in the church of S. Maria in Vallicella on the anniversary of Philip Neri’s death. The essay additionally presents a motet by Gregorio Allegri in honor of Philip Neri, which, as far as we know, was the first to be composed specifically in praise of the saint.

 

Maria Teresa Bonadonna Russo

Oratorio e Congregazione fino al 1870

Nel saggio si ripercorre la storia della costituzione dell’Oratorio da parte di Filippo Neri, risposta meditata e organica ai problemi di una società in trasformazione con cui fu possibile a fondere armonicamente le pratiche relative all’essere persone credenti e attive nel mondo. Valutate le caratteristiche di novità dell’Oratorio, viene presentato uno fra i suoi strumenti principali di azione, ovvero il sermone, nel quale si realizza la personalissima interpretazione filippina della cultura, che non deve ridursi a sterile esercizio intellettuale, ma va considerata e impiegata come strumento per orientarsi ad acquistare coscienza di sé. Si ripercorrono poi alcune delle tappe più importanti della storia della Congregazione: la prima fase a S. Girolamo della Carità, il trasferimento a S. Giovanni dei Fiorentini e quindi alla Chiesa Nuova, il consolidarsi delle due pratiche dette «oratorio di chiesa» e «oratorio piccolo», i mutamenti avvenuti dopo una cinquantina d’anni con la scomparsa degli uomini della prima stagione filippina, e infine il suo perdurare sostanzialmente invariato fino all’Ottocento.

Oratory and Congregation through 1870

The essay traces the history of the establishment of the Oratory by Philip Neri as a thoughtful and organic response to the problems of a changing society with which it was possible to harmoniously blend practices related to being persons of faith active in the world. The essay first assesses the Oratory’s novel characteristics and then passes to a consideration of one of its main instruments of action, namely the sermon, which presents a very personal Philippine interpretation of culture, namely, that it should not be reduced to a sterile intellectual exercise but considered and employed as a guiding tool in the acquisition of self-awareness. The essay subsequently traces some of the most important stages in the history of the congregation: the first phase at S. Girolamo della Carità, the move first to S. Giovanni dei Fiorentini and then to the Chiesa Nuova, the consolidation of the two practices known as «oratorio di chiesa» (church oratory) and «oratorio piccolo» (little oratory), the changes that took place after about fifty years with the disappearance of the men who had participated in the first Philippine season, and finally the congregation’s essentially unchanged continuation until the late nineteenth century.

 

Paola Pavan

La Biblioteca Vallicelliana alla Chiesa Nuova: storia di un salvataggio

La Biblioteca Vallicelliana, la più antica biblioteca pubblica di Roma, nata nell’ultimo quarto del XVI secolo con finalità devozionali legate alla pratica oratoriana dei sermoni, diventa ben presto un vero e proprio laboratorio di ricerca storica e di elaborazione dottrinale, ove prendono il via le imprese monumentali degli Annales ecclesiastici di Cesare Baronio, gli scritti politici di Tommaso Bozio, i trattati agiografici di Antonio Gallonio. La vivacità e l’attualità delle ricerche avviate attirano lasciti di intere biblioteche, come quella dell’umanista Achille Stazio, di Silvio Antoniano o di Pierre Morin, di singole raccolte librarie, di antichi e preziosi manoscritti. Contemporaneamente, la continua ricerca di un metodo per organizzare i fondi, garantendone la libera consultazione, ne fece anche un laboratorio di ricerche biblioteconomiche che sovrintese alla progettazione e all’allestimento funzionale dell’intero «invaso borrominiano». L’integrità dei fondi e la sopravvivenza stessa della Biblioteca Vallicelliana furono messe in serio pericolo all’indomani dell’unità d’Italia, quando il trasferimento della capitale da Firenze a Roma pose urgentemente il problema del reperimento di sedi idonee per ospitare le nuove istituzioni statali, ma anche quello di creare istituzioni culturali centralizzate, laiche e “universali”. Il complesso borrominiano dell’Oratorio dei Filippini, per la sua posizione centrale e per l’ampiezza dei locali, venne subito individuato come particolarmente idoneo ad ospitare organi dell’amministrazione statale mentre la sua biblioteca veniva destinata a confluire nel progetto governativo dell’istituzione di una grande biblioteca nazionale. Il presente saggio ricostruisce le tappe attraverso le quali, tra il 1871 e il 1883, fu possibile sventare, in un primo momento, l’esproprio e il conseguente sgombero dei locali della biblioteca, grazie al tempestivo intervento dell’oratoriano padre Agostino Theiner e dei ministri Emilio Visconti Venosta e Cesare Correnti, e in un secondo momento la fusione della Biblioteca Vallicelliana con la nuova Biblioteca Nazionale. Fu grazie all’intervento della Società romana di storia patria, che nella persona di Ernesto Monaci inviò al ministro della Pubblica istruzione Guido Baccelli un circostanziato memoriale che metteva in luce le peculiarità della biblioteca, che si giunse ad assicurarne il salvataggio definitivo. Con decreto ministeriale del 17 novembre 1883 si stabiliva infatti che la gestione scientifica della biblioteca, relativa alla conservazione e incremento dei fondi veniva affidata alla Società romana di storia patria, alla quale si assegnavano come sede alcune stanze della biblioteca stessa, mentre la gestione amministrativa veniva assunta da un “custode consegnatario” di nomina ministeriale. Si apriva così, con l’affiancamento della Società romana alla Biblioteca Vallicelliana, una nuova stagione per il complesso borrominiano, destinata a vedere non solo la ripresa regolare dell’attività della biblioteca ma anche il riavviarsi della ricerca storico-documentaria e dell’edizione critica delle fonti.

The Vallicelliana Library at the Chiesa Nuova: the story of a rescue

The Vallicelliana Library, the oldest public library in Rome, born in the last quarter of the 16th century for devotional purposes connected to the Oratorian practice of sermons, soon became a real laboratory for historical research and doctrinal development, one which hosted Cesare Baronio’s monumental enterprise of the Annales ecclesiastici, Tommaso Bozio’s political writings, and Antonio Gallonio’s hagiographic treatises. The liveliness and novelty of such research attracted bequests of entire libraries, for example those of the humanists Achille Stazio, Silvio Antoniano, and Pierre Morin, of discrete book collections, and of precious ancient manuscripts. Simultaneously, the continuous search for methods by which to organize the collection and guarantee its free consultation turned the Vallicelliana into a laboratory of librarianship research that oversaw the planning and functional arrangement of Francesco Borromini’s new edifice. The integrity of the collection and indeed the Vallicelliana Library’s very survival were put in serious jeopardy following the unification of Italy, when the transfer of the capital from Florence to Rome posed urgent problems of finding suitable premises to house new state institutions and to create centralized cultural institutions that would be secular and “universal”. Due to its central position and the size of its premises, the Borrominian complex of the Oratory of the Filippi was immediately identified as particularly suitable for hosting state administration bodies while its library would be absorbed into the government’s project of establishing a large national library. The present essay reconstructs the steps through which, between 1871 and 1883, it was possible to thwart both the expropriation of the library premises, thanks to the timely intervention of the Oratorian father Agostino Theiner and ministers Emilio Visconti Venosta and Cesare Correnti, and the merging of the Vallicelliana Library with the new National Library. The library’s rescue was assured thanks to the intervention of the Società romana di storia patria and of Ernesto Monaci in particular, who sent a detailed memorandum highlighting the library’s special aspects to Minister of Public Education Guido Baccelli. A ministerial decree of 17 November 1883 established that scientific management of the library as relating to the conservation and development of its collections was to be entrusted to the Società romana di storia patria, henceforth to be headquartered in the library, while administrative management was to be assigned to a guardian («custode consegnatario») of ministerial nomination. Thus began a new season for the Borrominian complex and the Vallicelliana Library, which with the support of the Società romana brought the regular resumption not only of library activity but also of historical-documentary research and the critical edition of sources.

 

Andrea Donati

Tiziano e Paolo III nel 1543. Il primo viaggio alla corte Farnese e le sue ripercussioni artistiche

Tiziano accettò di lavorare per Paolo III e i Farnese in cambio dell’abbazia di San Pietro in Colle da destinare a Pomponio Vecellio. Tuttavia il beneficio ecclesiastico non fu mai assegnato al secondogenito di Tiziano, che lavorò di fatto senza alcuna ricompensa. Rileggendo le fonti storiche si può rivedere la cronologia delle opere di Tiziano per i Farnese e la loro cerchia, mettere a fuoco il ruolo e gli interessi personali dei protagonisti, precisare fin dove possibile le identificazioni inventariali e i passaggi collezionistici degli originali e delle copie. Il Paolo III senza camauro della Pinacoteca Nazionale di Capodimonte è il primo di una serie di ritratti che Tiziano fece al papa a partire dal 1543. Le repliche citate dalle fonti e le numerose copie censite mostrano quanto successo avesse riscosso il dipinto di Tiziano. Durante il viaggio alla corte Farnese in Emilia, egli replicò il ritratto del papa su richiesta del secondo cardinale nipote Guido Ascanio Sforza di Santa Fiora. Questa prima copia del Paolo III senza camauro di mano di Tiziano è rintracciabile fino agli inventari Barberini. Sempre nel 1543 (due anni prima di quanto generalmente supposto) Tiziano ritrasse per la prima volta il primo cardinale nipote Alessandro Farnese e per la seconda volta suo padre, il duca Pier Luigi Farnese. Inoltre, la mediazione in favore di Tiziano esercitata presso il cardinale Farnese dal cardinale Pietro Bembo, dal procuratore curiale Carlo Gualteruzzi e dal nunzio apostolico Giovanni Della Casa fruttò molte promesse e alcuni dipinti. Qui si discute in particolare la seconda replica tizianesca del ritratto di Paolo III donata da Tiziano a Della Casa, i due ritratti di Elisabetta Querini Massolo contesi da Bembo, Gualteruzzi e Della Casa, e infine i due ritratti di Della Casa e di suo nipote Annibale Rucellai finora mai evidenziati dagli studi. In conclusione si offrono nuovi risultati per un aggiornamento e una revisione critica di un episodio centrale nella vita e nelle opere di Tiziano che potrà servire alla redazione del nuovo catalogo ragionato.

Titian and Paul III in 1543. The first trip to the Farnese court and its artistic effects.

Titian agreed to work for Paul III and the Farnese in exchange for the assignment of the abbey of San Pietro in Colle to the artist’s second son, Pomponio Vecellio. However, the ecclesiastical benefit was never assigned and Titian effectively worked without any reward. A reconsideration of the historical sources permits us to review the chronology of Titian’s paintings for the Farnese and their circle, focus on the role and personal interests of the protagonists, and pinpoint to some extent inventory identifications and the vicissitudes of provenance of original artworks and their copies. Paul III without a cap in the National Gallery of Capodimonte is the first in a series of papal portraits that Titian painted beginning in 1543. The replicas mentioned by the sources and the numerous identified copies demonstrate the success of Titian’s painting. During his staying at the Farnese court in Emilia, he replicated the pope’s portrait at the request of the second cardinal nephew, Guido Ascanio Sforza of Santa Fiora. This first copy of Titian’s Paul III without a cap can be traced back to the Barberini inventories. Also in 1543 (two years earlier than generally claimed) Titian portrayed for the first time the first cardinal nephew, Alessandro Farnese, and for the second time his father, duke Pier Luigi Farnese. Furthermore, the pressure in favor of Titian exerexerted on Cardinal Farnese by Cardinal Pietro Bembo, by the curial procurator Carlo Gualteruzzi, and by the apostolic nuncio Giovanni Della Casa yielded many promises and some paintings. Here I discuss in particular Titian’s second replica of the portrait of Paul III, which the artist donated to Della Casa, the two portraits of Elisabetta Querini Massolo disputed by Bembo, Gualteruzzi. and Della Casa, and two portraits of Della Casa and his nephew Annibale Rucellai not yet highlighted by scholars.

 

Carla Benocci

Gli ebrei nel borgo di Farfa secondo i documenti dell’abbazia benedettina nell’Archivio di Stato di Roma (secoli XVI-XIX)

Come documentano gli atti conservati presso l’Archivio di Stato di Roma, il borgo di Farfa riveste un ruolo particolare in età moderna, sia per l’importanza commerciale sia per l’organizzazione messa in atto dai benedettini della potente abbazia, d’intesa con i cardinali commendatari Alessandro Farnese e Alessandro Peretti Montalto. Mentre in altre cittadine italiane si costruiscono ghetti o si individuano altre forme di separazione tra ebrei e cristiani, i benedettini adottano un’unica modalità contrattuale per tutti gli affittuari, mantenendo la proprietà delle botteghe fino al 1747; essi controllano il rispetto dei contratti e tutelano il buon andamento del mercato. Si crea così un concorso allo sviluppo del borgo commerciale tra tutti i protagonisti, monaci, mercanti e cardinali commendatari. Gli affittuari ebrei ampliano e migliorano il sito ottenuto; si dispongono su una strada da essi caratterizzata e ampliano la loro presenza sulle altre vie limitrofe, insieme a mercanti cristiani di varia provenienza, in un contesto esemplare di buon governo.

Jews in the village of Farfa according to the documents of the Benedictine abbey in the State Archives of Rome (16th-19th centuries)

Documents conserved in the State Archives of Rome demonstrate that the village of Farfa played a specific role in the early modern era, both for its commercial importance and for the organization put in place by the Benedictines of the powerful abbey, in agreement with the commendatory cardinals Alessandro Farnese and Alessandro Peretti Montalto. While other Italian towns saw the construction of ghettos or the establishment of other forms of separation between Jews and Christians, the Benedictines adopted a single contractual method for all tenants: maintaining ownership of the shops until 1747, they monitored compliance with contracts and safeguarded the good performance of the market. This situation created a competition among all the protagonists — monks, merchants and commendatory cardinals — for the development of the commercial village. Jewish tenants expanded and improved their leased properties, and, while settling primarily on a single street from which they expanded their presence into neighboring streets, they shared space with Christian merchants of various origins in an exemplary context of good governance.

Archivio

dicembre 2023, pp. 372

Codice: ISBN 9791281369054 Catalogo: